"Un pensiero giornaliero"

Noi siam venuti al loco ov'i' t' ho detto che tu vedrai le genti dolorose c' hanno perduto il ben de l'intelletto

22 luglio 2007

Lotta di classe: la visione liberale


E' stata riproposta negli ultimi tempi da Guglielmo Piombini, la tesi sostenuta da Luigi De Marchi nei suoi scritti dell’ultimo decennio: e cioè che nella maggior parte del secolo scorso la vera lotta di classe del nostro tempo è stata e resta quella tra i lavoratori del privato (imprenditori, dipendenti e autonomi) e la burocrazia parassitaria che tutti li depreda, ormai, di 2/3 del loro reddito.

Ha fatto piacere vedere che, a differenza di vari politici e politologi di questi anni, si riconosca ancor'oggi questa priorità nell’enunciazione della teoria liberale e liberista della lotta di classe con le prime parole del libro " Il Manifesto dei Liberisti", pubblicato nel '95: "La grande novità politica di questo scorcio di secolo in tutto l’Occidente avanzato è la rivolta dei produttori del privato contro la classe burocratica e i suoi padroni/padrini: i parassiti statalisti. Questa è la vera lotta di classe del nostro tempo, altro che quella tra imprenditori e dipendenti del privato, di cui sono andati vaneggiando per tutto il secolo i nipotini di Carlo Marx!". Viene anche messo in evidenza come questa tesi, elaborata in molti scritti degli anni '90, fosse già chiaramente enunciata dallo stesso De Marchi in un libro del '75 intitolato "Psicopolitica", con cui, oltre 20 anni fa, venivano gettate le basi della psicologia politica liberale: “E' sempre più evidente - veniva scritto in quell'opera sfidando l’imperante delirio marxista - che la vera classe parassitaria e sfruttatrice è nel mondo intero, e da lungo tempo ormai, la classe burocratica.” Uno dei grossi meriti della riscoperta è l'aver raccolto con cura le anticipazioni della teoria liberale della lotta di classe sparse nelle opere di alcuni grandi maestri del pensiero liberista: da Charles Comte a Charles Duneyer, da James Mill a Vilfredo Pareto nel XIX secolo, da Oppenheimer a Nock, da von Mises ad Hayek nel XX secolo. Forse un limite sta nell’illusione che a questo scontro di classe in atto tra produttori e burocrati corrisponda una matura coscienza di classe nella classe sfruttata: appunto tutti gli operatori del privato. “I protagonisti della sollevazione antiburocratica in atto negli ultimi vent'anni si sono accorti di avere in comune interessi, mentalità ed aspirazioni e di far parte di un’unica e grande classe, i produttori, composta da tutti coloro che, sottomessi alla legge della concorrenza, vivono nell’incertezza dell’economia privata: sia il temperamento che l’ambiente di lavoro li portano ad accogliere una concezione liberale della vita e della produzione”. E ancora una volta viene sottolineata l’importanza dell'idea di radicare la teoria liberale della lotta di classe nella psicologia politica: “ Da psicologo De Marchi ha messo bene in luce, nell’antagonismo tra produttori e burocrati, i contrapposti tipi caratterologici”. Purtroppo la maturazione di questa nuova coscienza di classe è ancora lontana: su questa inconsapevolezza degli sfruttati continuano a prosperare la vecchia sinistra e tutte le forze stataliste.
Ma è già un enorme passo avanti che questa teoria trovi consensi e sviluppi nei giovani pensatori del XXI secolo.
Honni soit qui mal y pense - Lettera22

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